Chiedo perdono per il mostruoso ritardo, fra l’università e i problemi di salute non sono riuscita a scrivere prima .-.
Bondage
Come spiegato nell’altro post, la B in BDSM sta per Bondage. La parola bondage deriva dall’anglo-latino, ma è stata pesantemente influenzata dal significato di “bond”, cioè “legame” fisico o mentale che sia.
Ma a cosa serve legare qualcuno, se è consenziente in ciò che è stato programmato? Principalmente per tre motivi: l’estetica, il senso di costrizione, e la fiducia.
Personalmente trovo molto artistico (oltre che eccitante) vedere una persona legata in qualche maniera e non sono l’unica altrimenti il bondage non sarebbe definito come un’arte.
Per un sottomesso, la sensazione di essere legato ha un fortissimo impatto psicologico: è completamente in balia del dominante, che può fare ciò che più desidera con il suo corpo senza possibilità di ribellioni: e qui si trova l'elemento della fiducia, in quanto per lasciare il totale controllo ad un'altra persona senza avere possibilità di lottare o fuggire (si pensi per esempio al classico ammanettamento al letto) è necessario che il sub si fidi del dominante.
Per praticarlo esistono diversi possibili strumenti, da quelli tradizionali a quelli più fantasiosi.
Per strumenti tradizionali si intende ogni oggetto ideato e creato unicamente con lo scopo di legare: corde, catene, manette, polsiere e cavigliere…
Per strumenti fantasiosi, invece, si intendono tutti quegli oggetti che sono “pervertibles”: ideati per una certa funzione, ma utilizzabili anche in ambito erotico: cravatte, cinture, foulard, nastro adesivo (di quest’ultimo esiste una versione apposta per il bondage)…
Ovviamente non posso descrivere in questo post tutto ciò che può essere immaginato, ma posso dare un’informazione generale sugli strumenti più comuni, partendo da quelli tradizionali.
Corde:
Le corde possono essere di diversi materiali (canapa, iuta, cotone, seta …) e ovviamente possono avere diversi spessori e diverse lunghezze.
In base al risultato estetico che si vuole avere si possono variare spessore, materiale, anche colore.
Ad esempio, ogni spessore ha le sue caratteristiche erotiche: una corda più spessa dà l’impressione di una costrizione maggiore, di robustezza e quindi difficoltà a liberarsi, mentre una corda più sottile sembra più fragile e facile da spezzare, ma può penetrare maggiormente nella carne e risaltarla.
Il problema principale delle corde è che lasciano facilemente graffi e abrasioni: per questo motivo devono essere ammorbidite prima dell’uso, bollendole in acqua dolce. In questo modo le fibre assorbono liquido e rimangono più lisce e morbide, ma anche più gonfie: se le si avvolge attorno a qualcuno bagnate durante l’asciugatura si stringeranno, rischiando anche di bloccare la circolazione sanguigna e provocare danni.
Catene:
Come per le corde, anche le catene possono avere diversi spessori e lunghezze. Il materiale può variare, ma si tratta sempre di metallo. L’ideale sarebbe un metallo anallergico, come quello chirurgico, perché sempre più persone soffrono di allergia ai metalli tramite contatto (Nichel in primis).
Anche in questo caso ci sono dei rischi: se gli anelli della catena sono rovinati ci si potrebbe graffiare. Un altro problema è quando gli anelli della catena sono troppo sottili: è facile che si spezzino o si aprano, rovinando completamente l’atmosfera nei casi migliori.
Il discorso dello spessore è valido anche qui: una catena ad anelli grossi è più robusta, mentre una ad anelli più piccoli penetra meglio nella carne.
Manette:
C’è poco da dire su questo strumento, è il più conosciuto di tutti. Generalmente sono di metallo e possono essere decorati con pezzi di tessuto peloso delle tinte più svariate: rosa, nero, leopardato, fosforescente…
Con le manette pelose, rispetto a quelle classiche, ci sono relativamente pochi rischi: prima che la manetta stringa troppo la carne deve stringere il pelo, ma è bene che si stia molto attenti a questo rischio: la diminuzione del flusso sanguigno può causare molti danni ai tessuti, perciò è bene lasciare un minimo spazio di vuoto fra la carne e la manetta.
Polsiere e cavigliere:
Spesso i due sono identici, perché la forma del polso è abbastanza simile alla forma della caviglia.
Generalemente sono in cuoio o in metallo, con o senza rivestimento interno di tessuto morbido, e danno gli stessi problemi delle manette: se stretti troppo causano una diminuzione o un blocco del flusso sanguigno. In media, se possono girare attorno al polso o alla caviglia senza troppa difficoltà è sufficiente per evitare il rischio. Il metallo, se non rivestito, pone un altro problema: se i bordi sono poco smussati è facile che graffi e il portarle troppe ore può causare vesciche e piaghe, decisamente non piacevoli.
Possono essere abbinate a delle sbarre per tenere gambe o braccia aperte.
Esistono anche in versione cintura o corsetto.
Croce di Sant’Andrea:
Questo strumento è piuttosto ingombrante ed è noto anche come “croce ad X”. La persona viene legata ad essa tramite cavigliere e polsiere, a volte ci sono anche altri legami per gambe e braccia, il busto o per il collo. I rischi sono gli stessi di cavigliere e polsiere.
Spiderweb:
È una struttura di corda che riprende la geometria delle ragnatele, come dice il nome, a cui si possono legare le persone con altre corde, manette o altro.
Indumenti bondage:
Sono capi di vestiario creati apposta per il bondage: monoguanti, corsetti, stivali, cinture di castità, camicie di forza. Generalmente i rischi sono sempre di eccessiva aderenza e blocco del flusso sanguigno.
Gogna:
Inizialmente era uno strumento di tortura e punizione medievale, oggi, come molte altre cose, è stato adottato come strumento di bondage. Di solito la posizione in cui si trova la persona è piuttosto scomoda, perciò non è consigliabile rimanerci per troppo tempo.
Mobilia bondage:
Letti, sedie, tavoli e chi più ne ha più ne metta modificati appositamente per assumere un’utilizzo unicamente per il bondage.
Bende e bavagli:
Servono, rispettivamente, a coprire gli occhi o la bocca. Le bende, o blindfold, privano del senso della vista, mentre i bavagli, o gag, impediscono la comunicazione parlata.
Le bende possono essere normali pezzi di stoffa legati attorno alla testa per coprire gli occhi (anche cravatte e foulard possono essere usati in questo modo) oppure possono essere modellati appositamente per questo compito, come le mascherine da notte.
I gag possono essere di diverso tipo, fatti di materiali differenti e con funzioni specifiche.
Poiché vengono utilizzati nei sensation play, l’argomento verrà approfondito nel post apposito.
Gabbie:
Una persona all’interno non necessariamente è legata, ma è comunque limitata nei movimenti e impossibilitata ad andarsene.
Per un dominante è estremamente importante conoscere la tecnica prima di utilizzarla. Ma di che tecnica sto parlando? Ovviamente strumenti come manette o cavigliere o bavagli non hanno bisogno di una particolare conoscenza e abilità per essere messi a qualcuno. L’unico strumento che ha bisogno di molta tecnica e ancor più allenamento è la corda: se non si è in grado di fare un nodo che tenga è molto probabile che a metà scena si sciolga e rovini l’atmosfera.
Fra tutte le possibili tecniche, quella a maggiore impatto visivo è il kinbaku, ramo dello shibari dedicato unicamente all’erotismo. Secondo questa arte giapponese, l’essenziale non è tanto bloccare il sottomesso, quanto avvolgerlo con le corde in una posizione specifica, con determinati nodi, per ottenere un effetto esteticamente piacevole. Inoltre, il sottomesso spesso è in una posizione scomoda per aumentare l’impatto psicologico della legatura. Le corde utilizzate sono molto lunghe, apposta per permettere molti avvolgimenti e creare forme geometriche sul corpo del sottomesso, esaltandone le forme e spesso stringendo il seno o i genitali per aumentare la carica erotica. Secondo il gusto orientale, le posizioni asimmetriche sono considerate più artistiche, quindi sono più facili da riscontrare. È una tecnica molto difficile, per cui serve molta pratica con i nodi e i disegni sul corpo prima di poterla applicare.
La versione occidentale del kinbaku non ha un nome particolare né un scopo differente dal puro bloccare i movimenti a qualcuno, quindi è una tecnica molto più rude e facile (ma non va sottovalutata, serve moltissima pratica anche in questo caso). Spesso le posizioni hanno un nome specifico e sono facilmente riconoscibili perché standardizzate, ma c’è sempre la possibilità di inventarne una al momento. Il gusto occidentale predilige l’equilibrio, perciò la maggior parte di esse sono più simmetriche possibile.
Una tecnica molto scenografica è la sospensione, in cui, come dice il nome, si solleva una persona da terra con delle imbracature. Le posizioni sono tante e serve moltissima attenzione oltre che attrezzatura, perché essere sollevati da terra, magari a testa in giù, non è il massimo della sicurezza. Per questo bisogna sempre controllare l’attrezzatura ed essere sicuri che sia tutto legato nel modo corretto, per evitare incidenti. Bisogna anche stare attenti che la persona legata stia bene per tutto il tempo perché certe posizioni possono essere inizialmente solo scomode e poi dolorose o anche dare nausea e vertigini.
Come punizione può essere utilizzato il predicament bondage, una tecnica che consente di bloccare una persona in modo che solo poche posizioni possano essere accessibili (di solito due) e che siano ugualmente scomode o dolorose. In questo modo la persona legata cambierà spesso posizione, alla ricerca di una che non procuri dolore o che sia più comoda, senza successo. Proprio per queste sue caratteristiche è sconsigliabile la costrizione per un tempo prolungato.
Un tipo di bondage ideato solo per fini estetici è quello dell’oggettificazione, in cui una persona viene costretta a diventare un oggetto, spesso di arredamento (mobili umani). Una persona viene legata e posizionata in modo che si trasformi in un oggetto ed è costretta a rimanere completamente immobile e zitta anche per diverse ore. Per perfezionare l’oggetto umano si possono utilizzare parti di veri mobili, come un piano di vetro per un tavolo o un cuscino per una sedia o un poggiapiedi.
Il bondage, come la maggior parte delle cose, ha degli estremi: honour bondage e mummificazione.
Nel primo c’è assenza (o quasi) di restrizioni fisiche: il sottomesso deve restare nella posizione prescelta per pura forza di volontà. Una variante è il mental o psychological bondage, dove il dominante forza la sua volontà sul sottomesso, costringendolo nella posizione scelta. In questo caso si può utilizzare l’ipnosi, ma bisogna stare ancora più attenti perché il livello di coscienza del sottomesso è molto basso.
La mummificazione, al contrario, consiste nel bloccare l’intero corpo del sottomesso. Sono state create apposite tute, ma si possono usare anche materiali come la pellicola da cucina, il gesso medicale o pezzi di stoffa. Questa pratica impedisce completamente il movimento, da cui il nome derivante dalle mummie egizie.
Per il momento è tutto, spero di riuscire a postare prima i prossimi!