Fino alla settimana scorsa le mie umili intenzioni erano quelle di pubblicare ogni martedì, ma mi presento solo ora con un nuovo paragrafo tratto da 'I riti dello Scrittore'.
Come il solito niente pretese, solo pure e semplici constatazioni.
Nel paragrafo precedente [1.1] la pagina bianca è innamorata di un amore totalmente irrazionale, tanto da rendere la vita difficile a chi potrebbe realmente concederglielo: lo scrittore. Quindi, raccontatovi il prima e l’inizio, procedo con il descrivervi il durante.
Più il testo sarà lungo, più ci saranno inizi e quindi pagine bianche, docce, capelli da asciugare, tempo che scorre, scarabocchi e rivisitazioni.
Sarà come affrontare un gioco da tavolo dove le prigioni occuperanno ogni angolo, dove ‘INIZIO’ non concede soldi e dove al posto di case e quartieri dovrete conquistare personaggi e scene.
Una storia corta invece è probabile che non necessiti di interruzioni, ma anche lei ha le sue restrizioni: avrà bisogno di più dettagli, sarà concentrata. Come se aveste indurito del giornale con della colla vinilica.
Per poterla poi sistemare sarà quindi quasi d’obbligo rivederla tutta: sono storie che calzano a pennello, non potete certo aspettarvi di imbastire solo da un lato!
Quindi, preso ago e filo, tesserete la vostra storia.
Superato l’inizio – perché in questo paragrafo l’inizio è superato – affronterete l’intreccio.
Non importa di che tipo sia, se si tratti dell’incrociare avvenimenti del far incontrare personaggi o dell’incastrare passato e presente, la solfa è sempre la stessa: lanci (leggi: gioco da tavolo con dadi) infiniti, per scene infinite, per descrizioni infinite. Per una volta sarete voi la pagina bianca: sapete dove volete arrivare, ma come e con chi non vi è chiaro.
Non sapete nemmeno se inserire un dialogo o se far inciampare qualcuno, figuriamoci se sapete come farglielo fare…
Rimuginerete tante e tante volte ancora, nella speranza che la vostra beta sappia riprendervi dove forse voi non avete saputo vedere oltre.
Perché ‘senza curarsene’ potrebbe essere ‘noncurante’ e voi questo non l’avete nemmeno saputo valutare, perché? Perché… Perché?
Lo scrittore sa dove arrivare, ma non sa come.
Quando poi trova una strada, in genere è sempre sterrata: bellissima e incasinata al contempo.
Polverosa, nebbiosa, lucente e fresca.
Le imperfezioni della scrittura attanaglieranno lo scrittore per sempre: un po’ per ripicca – non concede sempre l’amore – un po’ per mantenerlo saldo alla sedia. Non sia mai che volasse nella pagina e che non ne uscisse più!
Così facendo chi scriverebbe il suo? Tutto quello che ha di suo?
Adesso a voi la parola ;)